Come diventare un meccanico della Ferrari

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Il fascino del pilota è naturalmente innegabile, per tanti motivi, non ultimo quello economico. Ma poiché non tutti hanno le carte per diventare i Senna o gli Schumacher del futuro, un’alternativa, forse più concreta, ma non per questo facilmente percorribile, per entrare nel mondo della Formula 1 c’è. Quale? Diventare un meccanico.

Il che significa, prima di tutto, che occorre essere mossi da una passione smisurata per il mondo dei motori. E poi, va detto, si deve essere davvero bravi, occorre essere dei fuoriclasse. E non solo in termini di capacità meccaniche, ma anche comportamentali. Per far parte del team dei meccanici che girano intorno alle macchine da corsa, infatti, bisogna avere anche ottime doti comunicative e una buona dose di sangue freddo. Il un centesimo di secondo può infatti fare la differenza, sappiamo tutti a che velocità avvengono i famosi “cambio gomme” durante le competizioni.

Ma che cosa occorre fare e qui skills occorre avere per diventare meccanico di Formula 1? Vediamo nel dettaglio.

L’ordinarietà non è contemplata

Può, un meccanico qualsiasi, uno che svolge il suo lavoro con tanta routine e poca passione, pensare di andare a far parte di un team di meccanici che ruotano intorno alle mono posto? Certamente no . Perché per intraprendere questa passione, la routine e la poca passione non sono ammesse.

Occorre infatti essere in possesso di un mix diabolico di stati d’animo: occorre essere tenaci, capaci, caparbi, freddi, motivati, appassionati, sognatori, calcolatori… Probabilmente occorre anche essere un po’ folli, un po’ naif. E, soprattutto, occorre avere le idee chiare fin da subito, perchè il percorso formativo che si intraprende ha naturalmente un ruolo determinante nell’intrapresa.

Ma vediamo più da vicino che cosa occorre fare per indossare le tute blasonate da meccanico di Formula 1.

Il dietro le quinte

A esporsi in prima linea, a prendere onori e meriti è senza dubbio il pilota. Ma quanto contano i meccanici che ha alle spalle?

Molto, moltissimo. In termini di capacità, ma anche in termini di passione. Perché non è tutto oro quello che luccica: per i meccanici di Formula 1 naturalmente non esistono i sabato e le domeniche, si viaggia tanto e non per diletto.

Le trasferte possono essere tutto sommato vivibili – ci sono gare italiane e gare europee – ma ci sono anche le trasferte intercontinentali, le cosiddette “fly-away”. In quest’ultimo caso, non si deve solo mettere in conto di dover affrontare un lungo viaggio in aereo, ma si deve considerare che, una volta giunti a destinazione, si deve essere subito “sul pezzo”.

Al meccanico di Formula 1, infatti, spetta anche il compito di scaricare il materiale dalla stiva dell’aereo. E, naturalmente, bisogna mettere in conto che si starà via giorni e giorni: almeno una settimana in caso di trasferta intercontinentale, 4 o 5 giorni in caso di trasferta in territorio europeo.

E poi, naturalmente, una volta su luogo, non si va certo a caccia si souvenir e foto da postare: si vive nel box.

Naturalmente non si è soli: quella che si forma nel box è una vera e propria famiglia, si ride, si scherza, talvolta ci si arrabbia. Insomma, oltre alla passione e a quanto si è detto fino ad ora, occorre ricordare che i meccanici di Formula 1 passano parecchio tempo fuori casa e che la famiglia lavorativa impegna più di quella “tradizionale”.

Si lavora prima e dopo la gara

La Formula 1 ha delle regole ben precise, che cambiano nel tempo. Per esempio, da qualche tempo non si possono più toccare le monoposto prima della gara, segnatamente dal sabato sera alla domenica mattina.

Il lavoro grosso, al netto di incidenti o imprevisti durante le prove, viene fatto quindi prima. Per assurdo, per i meccanici di Formula 1, il momento di relax è proprio la domenica mattina prima della gara, perchè oramai i giochi sono fatti. Il “peggio”, quasi, arriva dopo la gara.

Mentre tutti gli altri protagonisti della competizione si rilassano e viene lasciato spazio ai commenti e alla trasmissioni radiofoniche e televisive, per i meccanici è tutta un’altra storia: si torna a casa, e quindi devono provvedere a mettere a posto e imballare tutto il materiale che avevano scaricato nelle giornate precedenti. Solo che devono farlo alla rapidità della luce: hanno a disposizione meno di cinque ore.

Tanto che ci sono meccanici pronti a giurare che la domenica, dopo la gara, è il momento più lungo, più tosto e più difficile del weekend.

Un duro lavoro, ma qualcuno deve farlo

Dunque, come visto, non è tutto oro ciò che luccica. E’ vero che i meccanici viaggiano e hanno una vista entusiasmante, ma è anche vero che il fisico e la testa sono messi a dura prova dai viaggi, dalla tensione, dai risultati. Il jet-lag è certamente uno dei maggiori problemi, perchè recuperare bene e in tempo brevi è dura, ma c’è sempre l’adrenalina e la passione a venire in soccorso.

Sì, proprio così: a quanto pare, a essere determinante per la riuscita in questo lavoro, la componente irrinunciabile è la passione. Solo con questa si possono superare i momenti difficili, le domeniche sere a riordinare mentre gli altri festeggiano, i momenti in cui il proprio team perde ed è anche colpa della squadra di meccanici, l’assenza ai momenti importanti della propria famiglia.

Ma, come si dice in questi casi, si tratta sì di un duro lavoro…ma qualcuno – grazie a entusiasmo, passione, tenacia – deve pur farlo.

Ultima modifica: 30 Aprile 2019