Come sono alimentate le auto ibride

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Le auto ibride sono considerate una valida soluzione per una mobilità sostenibile. Forse pochi sanno che i primi modelli, hanno cominciato a circolare per il mondo già nel 1999 e la prima casa automobilistica a mettere su strada una vettura che avesse un doppio motore, a benzina ed elettrico, è stata Toyota con la sua Prius.

In poco meno di venti anni, le cose sono cambiate e notevoli passi avanti sono stati fatti dalla tecnologia e dalla ricerca. In special modo, si è sviluppata una autentica necessità di investire sulle fonti alternative, in primo luogo per ridurre le emissioni di gas nocivi nell’atmosfera e i costi del carburante.

Il cammino delle auto ibride negli ultimi venti anni

Nel giro di venti anni, quasi tutte le case automobilistiche si sono dotate di modelli ad alimentazione ibrida. Come alternativa all’elettrico, oltre alla propulsione a benzina, c’è anche il diesel ma, è un’alternativa destinata a scomparire con la lenta e inesorabile dismissione del gasolio per autotrazione. Le auto ibride non inquinano, mantengono grossomodo le stesse prestazioni dei veicoli a benzina in termini di velocità; possono circolare nei centri urbani con limitazioni al traffico veicolare, aiutano a ridurre la spesa in carburante ma, mantengono ancora un elevato costo iniziale.

Rispetto allo stesso modello a benzina, a gasolio o a gpl o ancora a metano, un’auto ibrida può avere un ricarico anche del 40 per cento. Tutto dipende dal modello, ovviamente, ma la ragione essenziale di un costo così elevato risiede tutta la nella presenza di due motori. Possedere un’auto ibrida è un po’ come avere due auto in una. Attenzione, però, perché la presenza di due motori non significa certo utilizzare l’uno piuttosto che l’altro. Vediamo infatti come sono concepite e come funzionano le auto ibride.

Ibrido, come avere due auto in una

Un’auto comune utilizza un motore termico, ovvero attraverso una combustione interna produce l’energia necessaria a generare il movimento. Le auto ibride accanto a questo sistema, possiedono anche un motore elettrico. I due motori vengono utilizzati alternativamente, a seconda di alcune condizioni. Il motore elettrico è alimentato da una batteria, che normalmente assicura un’autonomia di circa 300 chilometri ma, che si ricarica mentre l’auto sfrutta il motore a combustione o recupera l’energia di frenata.

La batteria è il vero cuore del motore elettrico: ne gestisce le prestazioni, ne controlla la potenza. A differenza delle auto comuni, le ibride sono assolutamente meno rumorose, producendo così un impatto acustico nei centri urbani prossimo allo zero. Non è l’unico tratto caratteristico che le classifica tra le meno inquinanti in circolazione. La vera forza delle auto ibride è nella totale assenza di emissioni, quando si trovano nei centri urbani.

Dovendo procedere a una velocità inferiore ai 40 chilometri orari, va in azione il motore elettrico, che non emette gas serra e dunque non produce CO2, né immette attraverso il tubo di scappamento polveri sottili, le tanto discusse PM10, fattore inquinante principale nei centri cittadini. Procedendo con il motore elettrico, le auto ibride non provocano neppure gas incombusti.

Si tratta di auto preferite da chi percorre soprattutto tratti urbani e, occasionalmente, si ritrova su percorsi extraurbani. Per questa ragione, le case automobilistiche preferiscono potenziare l’alimentazione elettrica. Le auto di nuova generazione montano, infatti, batterie più grandi e potenti, in grado di fornire un’autonomia di percorrenza sempre maggiore. La ragione è semplice: sostituire e incrementare i livelli di alimentazione a batteria rispetto a quelli provenienti dalla combustione di carburante.

Anche l’avvio di una vettura avviene ormai essenzialmente ad elettricità e tutto il sistema elettrico, generalmente, nelle auto ibride è alimentato dalla batteria: illuminazione, aria condizionata, cristalli elettrici sfruttano l’energia rilasciata dalla batteria che serve principalmente in motore elettrico. Il motore termico resta dunque confinato all’uso sui percorsi extraurbani, quando è necessaria una spinta propulsiva maggiore.

Come passare da elettrico a termico

Il passaggio da elettrico a termico avviene in automatico, quando un sensore percepisce l’incremento improvviso della velocità o, viceversa, la riduzione. Anche in fase di sosta per esempio a un semaforo, è sempre il motore elettrico a gestire la ripartenza, diversamente da quanto accadeva nei primi modelli di auto ibride, quando il motore termico gestiva la fase di avvio, per poi lasciare al motore elettrico la trazione a bassa velocità.

Esiste anche la cosiddetta “frenata rigenerativa” che aiuta a recuperare energia per le batteria e a risparmiare carburante. Il sistema tende infatti a riassorbire l’energia prodotta dal calore generato dall’energia cinetica dissipata dall’attrito dei freni. Non tutta è recuperabile, ma una parta va a ricaricare le batterie. I nuovi modelli cominciano a presentare anche una presa di ricarica per collegare le batterie alle rete elettrica, benché le auto ibride piacciano proprio perché si ricaricano muovendosi.

In queste particolari vetture, tuttavia, non si può fare a meno di un rifornimento minimo di carburante per non creare squilibri in un sistema che è comunque gestito tutto elettronicamente. Anche con una batteria completamente esausta l’auto non si ferma perché sfrutta il motore termico. E’, comunque, buona norma assicurarsi di avere carburante a sufficiente.

Come sfruttare la doppia potenza

Esistono auto ibride capaci di combinare contemporaneamente elettrico e termico, soprattutto per elevare la potenza. Le auto più efficienti restano, comunque, quelle che sfruttano maggiormente il motore elettrico. Dallo sviluppo di questa tecnologia è infatti venuto fuori un sistema ibrido capace di ridurre sensibilmente il consumo di carburante, elevando la soglia della velocità minima per procedere a motore elettrico.

L’autonomia crescente delle batterie consente infatti di coprire anche tratti più o meno lunghi senza accedere al motore a combustione. Un’auto ibrida potrà infatti raggiungere anche i 110 chilometri orari di velocità per un tratto di strada variabile tra i 15 e i 45 chilometri, prima di segnalare l’esaurimento delle batterie. Questi livelli sono raggiungibili a patto di mantenere una guida ecocompatibile.

Non è infatti assolutamente consigliato utilizzare un’auto ibrida come se si trattasse di una vettura sportiva. Improvvisi cambi di passo, accelerazioni e frenate, sterzate repentine non garantiscono un’autonomia eccessiva, non rispondono al principio di risparmio del carburante e mettono anche a dura prova il consumo degli pneumatici che, se perfettamente efficienti, aiutano anche nel guadagnare autonomia energetica.

Ultima modifica: 19 Novembre 2018