Ayrton Senna, storia e incidente del pilota di Formula 1

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Quel casco giallo che non accenna a muoversi e dei commissari di gara che cercano di estrarre il pilota dall’auto distrutta, è l’ultima immagine di Ayrton Senna a bordo di una monoposto.

Ayrton Senna, 25 anni dopo vive ancora nel mito

Sono passati ormai 25 anni da quel tragico primo maggio sul circuito di Imola e il campione brasiliano è ancora vivo nel ricordo di tanti appassionati di Formula 1 e non solo.

Campione nello sport e nella vita. Nel 1994, fino al giorno dell’incidente, si sapeva tutto delle sue imprese sportive, dei suoi esordi, della vita tranquilla in una famiglia benestante dalle origini “toscopartenopee”.

Quel che si è saputo dopo riguarda l’impegno civile, in favore dei connazionali più sfortunati, in particolare i bambini. Ayrton Senna a loro ha devoluto parte dei suoi favolosi guadagni di pilota e dopo la sua morte l’opera è stata proseguita dalla sorella e dal nipote Bruno Senna.

Ma torniamo a quel primo maggio del 1994, quando Ayrton Senna è a bordo della sua Williams. Punta a vincere, come sempre del resto. C’è un giovane astro nascente della Formula 1 che insidia la guida del brasiliano.

E’ quel giovane Michael Schumacher, che corre per la Benetton. Ma senna è sicuro di sé. La tecnica, il coraggio misto alla spavalderia e l’esperienza, fanno di Ayrton Senna uno dei migliori piloti di tutti i tempi.

E tale resterà a lungo, con il suo palmares, fino a quando proprio il tedesco che approderà poi in Ferrari, non regalerà altrettante emozioni e supererà i record del brasiliano.

Ayrton Senna, la corsa si ferma a Imola

Quel circuito di Imola però non regala la stessa serenità di altri gran premi. Il giorno prima un pilota ha perso la vita. E’ l’austriaco Roland Ratzenberger. Le prove del Gran Premio di San Marino gli sono state letali.

Ma c’è un codice cavalleresco tra i piloti di Formula 1 e Ayrton Senna sembra incarnare tutti i valori puri dello sport: la sana competizione ma anche il rispetto degli avversari. Salendo sulla sua Williams ha portato con sé una bandiera austriaca.

Ayrton ha voglia di vincere per sventolare quella bandiera sul podio di Imola, per omaggiare così il collega della Simtek. La bandiera fu poi ritrovata tra i rottami della Williams sporca di sangue.

E ironia della sorte i due incidenti mortali si verificarono entrambi in una curva, la Villneuve per Ratzenberger, la Tamburello per Senna. Due schianti terribili, a oltre 300 chilometri orari. Ratzenberger perse i sensi subito, e le ultime immagini riprendono il suo casco che ciondola un po’ e si china su un lato.

Senna andò in arresto cardiaco. Un puntone della sospensione anteriore si conficcò nella visiera del casco e perforò il cranio di Ayrton Senna. Un’emorragia violenta fece perdere al campione tre litri di sangue, portandolo in arresto cardiaco.

Eppure il campione brasiliano, pur non riprendendo mai conoscenza, fu rianimato per essere portato in ospedale a Bologna. Ma poche ore dopo il ricovero Senna spirò.

Ayrton Senna e la sua passione per le scuderie inglesi

Aveva 34 anni e aveva concluso il campionato precedente classificandosi al secondo posto, lasciando il podio più alto ad Alain Prost. Era appena approdato in Williams, ma non aveva trovato la stessa potente scuderia, che proprio in quell’anno aveva dovuto abbandonare le innovazioni tecnologiche bandite dalla Fia.

L’auto affidata Senna era per questo instabile. Senna non era preoccupato di questo. Aveva cominciato la sua carriera sui Kart, imparando anche a fare da meccanico al suo bolide.

Aveva competenze eccezionali per portare al giusto equilibrio la sua monoposto. E invece, proprio un cedimento meccanico gli si è rivelato fatale. Prima di quella maledetta domenica, aveva vinto tre titoli mondiali: nel 1988, nel 1990 e nel 1991.

Dei 162 Gran Premi disputati, ne ha vinti 41, ma sul podio è salito ben 80 volte. E per 65 volte si è aggiudicato la pole position. Sono i numeri impressionanti di una carriera decennale in Formula 1.

Ayrton Senna aveva cominciato nel 1984 con la Toleman. Non si è mai spostato dall’Inghilterra, che considerava la patria dell’automobilismo. Dal 1985 al 87 è nella scuderia della Lotus, per poi approdare nel 1988 alla McLaren.

Ci resterà fino al 1993, con un rapporto di alti e bassi. Nel 1993 pensa addirittura al ritiro dalle gare, ma poi firmò un contratto a gettone. E la formula proiettò il pilota brasiliano ai vertici della classifica, ma nel confronto con l’epico rivale della Williams, il francese Alain Prost, perse nelle ultime gare.

Fu molto sportivo nell’abbracciare il quattro volte campione del mondo, ma poi, l’anno dopo, il terribile 1994, prese il suo posto in scuderia.

Ayrton Senna, quei tre giorni di lutto nazionale

Per la morte di Ayrton Senna il Brasile proclamò tre giorni di lutto nazionale. Il suo funerale fu seguito da una folla indescrivibile e la commozione varcò i confini del Sudamerica.

Senna era amato in tutto il mondo, per il suo fascino, per il suo carisma. Un uomo d’altri tempi, consapevole del suo successo, della sua fama, della sua ricchezza, non volle chiudersi in una torre dorata, ma mantenne sempre vivo il rapporto con le sue origini.

Il Brasile ha ricambiato il suo grande amore. Ayrton Senna è sepolto nel cimitero di Morumbi, alla periferia della sua San Paolo, in Brasile. E sulla lapide spicca l’incisione di una frase a lui molto cara. “Niente mi può separare dall’amore di Dio”.

I funerali si tennero il 5 maggio del 1994 e tra quella folla oceanica che accompagnò il feretro del campione c’erano tanti piloti, rivali e amici, connazionali e non, giunti da diverse parti del mondo per rendere omaggio ad Ayrton Senna.

Lo accompagnarono alla sepoltura Alain Prost, un giovanissimo Rubens Barrichello, ma anche il più anziano Emerson Fittipaldi. C’erano anche Gerard Berger e Michele Alboreto, Jackie Stewart e Damon Hill.

Una lunga sfilza di piloti che con lui avevano condiviso, anche in epoche diverse, la passione per la velocità, la sfida della vita, la voglia di superare se stessi e regalare un brivido profondo agli appassionati.

Di Ayrton Senna restano un monumento eretto nel 1997 nella curva Tamburello del circuito di Imola e la testimonianza più grande della sua umanità, quell’Istituto Ayrton Senna, che ha lo scopo di aiutare i bambini brasiliani in condizioni di indigenza a studiare e a perseguire i propri obiettivi.

Ultima modifica: 27 Marzo 2019