Toyota: collaborazione in corso tra la marca automobilistica e Uber

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Toyota è uno dei più famosi e prestigiosi marchi di auto nel mondo, e anche tra i più antichi, e la modernizzazione è il suo motto.

Storia di Toyota

La storia di Toyota già fa intravedere quella capacità visionaria ma anche avveniristica con cui il marchio ha iniziato e si è posto nel mondo in relazione a – anche in contrasto – con le grandi major pioniere del settore automobilistico.

Si parla soprattutto delle grandi case costruttrici americane e inglesi, ma anche quelle tedesche e italiane delle quali basta accennare ad alcuni nomi per ripercorrerne mentalmente i successi, la diffusione, la storia: Ferrari, Porsche, Fiat, Ford, Jaguar, Volkswagen, e tante altre.

La vecchia Toyoda Automatic Loom, nei panni del suo creatore Toyoda Sakichi, ha dapprima costruito telai tessili in legno automatizzati – di grande importanza strategica nell’ambito della rivoluzione industriale e ai fini dello sviluppo di prodotti su larga scala – e poi ha aperto una divisione dedicata alla produzione di auto mettendo al comando e alla direzione il figlio, Kiichirō Toyoda.

Siamo nel 1934 e il primo esemplare uscito dalla neonata fabbrica automobilistica è la storica e gloriosa Toyoda Model AA, costruita appena prima della Seconda Guerra mondiale e dei cambiamenti, anche tecnologici, che avrebbero influenzato la progettazione e i modelli di auto.

Infatti, con l’avvento dei contrasti tra i vari paesi del mondo e quelli affacciati sul Pacifico, la rinominata Toyota – parola nata dalla necessità di una riduzione grafemica in lingua giapponese della parola “toyoda” che equivale a “campo fertile di riso” – produrrà carri e altri veicoli bellici con specifiche tecniche e utilitaristiche di grande funzionalità e nuova concezione.

Solo dopo la guerra, il Giappone e le sue aziende risorgeranno e troveranno ampio spazio per svilupparsi a livello mondiale sia come produzione che come distribuzione del prodotto.

Sorgono infatti velocemente nuove sedi in tutti i continenti, le auto Toyota diventano competitive e raggiungono primati fino ad allora impensabili per un prodotto orientale: nel 2008 e nel 2011 la casa giapponese è leader mondiale battendo grandi marchi come General Motors e Volkswagen, e la sua corsa non si ferma qui.

Solo la grave catastrofe di Fukushima – il maremoto e terremoto del 2011 in Giappone – rappresenterà un freno e una diminuzione dei volumi produttivi della Toyota e, in generale, di tutte le industrie del Sol Levante: oggi però la Toyota conosce un ripresa fatta di nuovi scambi e nuove partnership che hanno aperto le porte a nuovi modelli di business e concept industriale, quest’ultimo derivante dalla crescita dell’assistenza e dei servizi customer oriented di cui non era più possibile ignorare il peso e l’influenza.

Un primo approccio alla nuova filosofia produttiva è stato determinato dalla possibilità di concentrare la produzione non tanto sul marchio quanto sui componenti di un’auto che possono vivere una vita commerciale indipendente e adottabile esclusivamente sulla base del brevetto e della tecnologia sottostante: nascono così le joint-venture con grandi marchi europei come la Peugeot e la Citroen che producono auto dello stesso segmento – city car – adottando motori e meccanica co-prodotti con Toyota.

Ma il progresso del marchio giapponese non si ferma al prodotto e compie un salto strategico nel mondo dei servizi: è qui che fa la sua apparizione il “diabolico” e tanto concorrenziale Uber.

Toyota e Uber

Uber è la più grande azienda di noleggio di auto con conducente ed è in grado di fornire un servizio a basso costo per soddisfare la richiesta di leasing di auto con riscatto di quote dalle tariffe per gli automobilisti.

Toyota ha acquistato una buona parte del suo capitale per garantirsi un accesso al leasing di vetture del segmento city car siglando un accordo strategico con la derivata Uber Technologies. Il costo dovrebbe aggirarsi sui 100 milioni di dollari ma la cifra non è stata mai comunicata o confermata da fonti interne alla Toyota o alla Uber.

L’accordo consiste nella fornitura di nuove auto Toyota alla società Uber che le propone in leasing a conducenti che svolgono il servizio “a chiamata” nelle città americane e nel resto mondo.

La strategia adottata dalla casa nipponica è la risposta a quanto già effettuato e siglato da altre case automobilistiche di portata mondale, come la General Motors che si è alleata con Lyft – concorrente americana della Uber – investendo 500 milioni di dollari per la fornitura di auto di segmento inferiore alle Suv di sua produzione e corrispondere così alle esigenze di mobilità urbana che richiede veicoli piccoli e agili nel traffico.

Un’altra è la Volkswagen che sta investendo nella israeliana Gett con 300 milioni di dollari, mentre la minacciosa e agguerritissima cinese Didi-Chuxing – avversaria di Uber – ha siglato un accordo prestigioso con Apple per garantirsi le app con cui connettersi alla rete di guidatori collegati a loro volta con gli utenti finali.

Uber però non ha venduto la sua esclusiva alla Toyota perché le sue mire sono quelle di ottenere il maggior numero possibile di capital investor e creare una vasta rete di concessionari forniti da più case automobilistiche e con essi generare i reali profitti da vendita del servizio: a questo proposito ha anche creato una società – la Xchange Leasing – con cui accendere contratti di leasing e arrivare quasi direttamente all’utente finale.

Intanto la politica della Uber ha portato in casa ben 10 miliardi di dollari tra investimenti, accordi e progetti da realizzare nel futuro prossimo.

Intenzioni future

Il futuro, dunque, quale sarà? Tutto dipende da quanto cresce la domanda di servizi di mobilità sostenibile – e i presupposti sono più che buoni – e dalle tecnologie.

Al CES – Customer Electronics Show – di Las Vegas – dal 9 al 12 gennaio – la Toyota ha presentato e-Palette, un’auto avveniristica in grado di fornire nuovi orizzonti di mobilità sfruttando la tecnologia della guida autonoma, l’eco-sostenibilità e le tecnologie hardware e sofware più avanzate.

Al progetto partecipano, oltre a Mazda, DiDi, Pizza Hut, la stessa Uber con i suoi servizi di leasing, e Amazon, ad oggi il più grande produttore di servizi e-commerce.

Insieme “saliranno” sulla piattaforma creata da Toyota denominata “Mobility Services Platform” (MSPF) su cui poggeranno tutte le “istruzioni” per “veicolare” su mini bus a guida automatica non solo persone ma anche merci e servizi.

Dal produttore al consumatore senza traffico, né inquinamento, né imprevisti…tutto diventa facilmente “mobile”.

Ultima modifica: 14 Marzo 2018