Petrolio alle stelle, più 20% e rischio rincari sulla benzina

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Glia attacchi dei droni Houti alle raffinerie saudite e la crescente tensione nel Golfo tra Usa e Iran hanno infiammato i mercati delle commodity, oro e metalli preziosi in primis.

In apertura il Brentil petrolio di riferimento europeo, è arrivato a segnare un balzo di quasi il 20% a 71,95 dollari al barile. Un guadagno di 12 dollari in pochi minuti, il più ampio da quando esiste il future (1988). In termini percentuali si è invece trattato dello strappo più ampio dal tempi della Guerra del Golfo nel 1991.

Giacimento di petrolio

Nel corso della giornata i prezzi si sono poi raffreddati, grazie anche alla decisione del presidente statunitense Donald Trump di consentire l’utilizzo delle riserve strategiche a stelle e strisce e alle rassicurazioni degli altri Paesi produttori, secondo cui nel mondo ci sono scorte sufficienti per far fronte alla dimezzata capacità produttiva di Riad.

E così il Brent ha ridotto il rialzo attorno al 13%, in zona 68 dollari, mentre il future sul Wti, che era arrivato a guadagnare il 15,5%, si è posizionato appena sopra i 62 dollari.

Secondo fonti vicine al colosso petrolifero saudita Aramco – che a causa dell’attacco rinvierà ancora la sua quotazione in Borsa – ci vorranno mesi, non settimane, per ripristinare la piena produttività.

Oltretutto nella regione la situazione resta fluida. Perché l’amministrazione Trump sostiene che gli attacchi rivendicati dai ribelli yenmeniti Houti non sono partiti dallo Yemen, ma dall’Iran.

«C’è ragione di credere – ha twittato Trump – che conosciamo il colpevole. Siamo pronti e carichi in attesa della verifica. ;a stiamo attendendo di sentire dal regno saudita chi ritiene sia la causa di questo attacco e come procederemo».

L’Iran ha respinto categoricamente le accuse. E ha fatto sapere, smentendo le voci, che non ci sarà nessun incontro tra il presidente Rohani e Trump a margine dell’assemblea dell’Onu, la prossima settimana.

Caro benzina

Certo è che il rialzo del greggio rischia di costare caro

L’allarme è del Codacons. «Se le quotazioni del petrolio raggiungeranno gli 80 dollari al barile, i prezzi di benzina e gasolio saliranno almeno di 10 centesimi. con un effetto domino sull’economia italiana. La benzina arriverebbe a 1,800 euro al litro, il diesel 1,695 euro. Una maggiore spesa annua di 120 euro a famiglia solo per i rifornimenti di carburante».

«A tali costi – prosegue il Codacons – andrebbero aggiunti i rincari dei prezzi dei prodotti trasportati. Per un incremento generalizzato dei listini di circa 200 euro annui a famiglia per l’acquisto. Portando la stangata complessiva a quota +320 euro annui a famiglia. Senza contare le ricadute sulle bollette di luce e gas».

Secondo Coldiretti, a subire gli effetti del possibile maggior prezzo di diesel e benzina sarà innanzitutto il sistema agroalimentare. Come sempre, quando si accendono i rischi geopolitici, sono i metalli preziosi a beneficiare della corsa agli asset reputati più sicuri.

L’oro spot, tradizionale bene rifugio, si è così portato sopra i 1.500 dollari all’oncia. Mentre l’argento è sul filo dei 18 dollari. Volano anche i titoli del comparto oil&gas, con Saipem che mette a segno un +2,79% (4,683 euro), Tenaris un +2,78% (10,52 euro) ed Eni un +1,92% (14,314 euro). Mentre i titoli di Stato decennali americani hanno visto scendere i rendimenti a 1,852%.

Alessandro Farruggia

Ultima modifica: 17 Settembre 2019