Noleggio a lungo termine, diesel pulito: le flotte aziendali spingono il mercato

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Le vendite di auto nel 2017 in Italia hanno sfiorato i due milioni di unità, ritornando al livello pre-crisi.

Siamo fuori dal tunnel o c’è chi “droga” il mercato con le “km zero”?

«Siamo fuori dal tunnel – sottolinea Pier Luigi Del Viscovo, direttore scientifico di Fleet&Mobility, centro di analisi dell’Automotive – comunque c’è chi droga il mercato. I volumi delle vendite sono al livello del 2009, ma il valore del mercato (38,6 miliardi di euro) è superiore a quello espresso nel 2008, quando si registrarono 200 mila immatricolazioni più dell’anno appena concluso. La droga è in realtà un terzo prodotto, che ormai da molti anni si affianca ai due classici: auto nuova e auto usata. Non c’è niente di male a offrirlo: Il vero problema è lo stock elevato di vetture nei cortili dei concessionari, sia targato che da targare, ma già pagato».

Gli acquisti veri e significativi di vetture nuove sono stati fatti dalle società del Noleggio a lungo termine (Nlt) e dalle aziende per le proprie flotte. Il tutto favorito dal cosidetto “superammortamento” che ha concesso superdetrazioni fiscali a chi acquistava: che succederà quest’anno con questo bonus non più in vigore?

«È vero: il superammortamento ha dato una spinta, ma solo in parte. Il Noleggio a lungo termine è un prodotto che attira sempre più clienti perché offre un servizio completo. Per molti anni le Case hanno cercato di spingere i concessionari a proporlo, ma questi ultimi non ne hanno voluto sapere perché in fondo non si sentono delle imprese di servizio, ma delle società di vendita».

Pierluigi Del Viscovo
Pierluigi Del Viscovo

Nelle flotte la presenza di vetture diesel è schiacciante. Come si spiega la scelta di molte Case giapponesi e cinesi di fare a meno dei motori a gasolio? E’ una crociata contro l’efficienza dei costruttori europei?

«Il motore a gasolio è un’eccellenza dell’industria europea. E ha una presenza schiacciante ovunque, non solo nelle flotte. I diesel hanno un problema di polveri sottili, ma la versione Euro 6 le contiene. Il Giappone ha scelto da tempo di spingere sull’ibrido e ha progressivamente ridimensionato il diesel. Fino alla scelta di Toyota di non offrirlo più in Italia. Per la Cina il discorso è diverso. Metà del suo mercato è in mano ai costruttori stranieri. Così la reazione è stata di spostare quel mercato verso l’elettrico che è una tecnologia meno complessa e dove tutti partono più o meno dallo stesso livello».

La presenza di auto elettriche nelle flotte è davvero minima. Colpa dei prezzi, della scarsa autonomia o della mancanza di infrastrutture?

«L’elettrico è non pervenuto ovunque, non solo nelle flotte. Se dopo circa dieci anni di offerta gli automobilisti non comprano l’elettrico significa che l’equazione non sta in piedi per le ragioni note. Prezzo alto, rete di ricarica ancora inesistente, tempi di ricarica lunghissimi, incertezza sulla manutenzione e buio assoluto sui valori residui. Per non parlare delle batterie usate. Se i costruttori avessero creduto davvero nell’elettrico, avrebbero almeno potuto offrire un valore garantito di riscatto».

Roberto Mazzanti

Ultima modifica: 5 Febbraio 2018