Mercato auto aprile, crollo del 97,55%. Invocato un aiuto “verticale” del Governo

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Apocalisse a quattro ruote. Il mercato auto ad aprile ha patito un crollo. Azzerato, purtropposecondo le previsioni: -97,55%. Un disastro annunciato.

Vi proponiamo il comunicato di UNRAE, che fotografa in modo preciso la situazione.

Come da noi anticipato una settimana fa, con la chiusura delle attività economiche, inclusa la rete di distribuzione auto, per la crisi sanitaria da coronavirus, collassa il mercato delle autovetture. Tutti i canali sono colpiti in modo simile: nel mese, fanno -97,8% i privati, -97,3% il noleggio e -96,9% le società.

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Secondo i dati diffusi oggi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ad Aprile diminuiscono del 97,55% le immatricolazioni di autovetture, a 4.279 unità rispetto alle 174.924 dello stesso mese dello scorso anno, con una perdita di quasi 171.000 unità.

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“I dati ufficiali di Aprile – commenta Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere – confermano purtroppo quanto da noi anticipato sin dall’inizio della crisi. Le necessarie e severe misure di contenimento del contagio ne hanno rallentato la diffusione, ma il blocco delle attività economiche ha messo in ginocchio la filiera della distribuzione auto, con le sue 1.400 aziende che sostentano 160.000 famiglie”.

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“La riapertura avviene – continua Crisci – con restrizioni molto severe alla circolazione ancora in vigore, e con una domanda da parte di famiglie e imprese fortemente indebolita. Attanagliate da crisi di liquidità dopo 2 mesi di ricavi azzerati, molte delle concessionarie potrebbero non sopravvivere nonostante la riapertura. Rinnoviamo quindi l’appello al sistema bancario perché le ingenti risorse messe a disposizione dal Decreto Liquidità vengano prontamente erogate alle imprese del comparto auto”.

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“E’ evidente – prosegue Crisci – la necessità di una accelerazione da parte del Governo, che faccia immediatamente seguire azioni efficaci alle proprie buone intenzioni: serve un decreto “verticale”, con misure specifiche per il settore automotive. Si tratta di un settore assolutamente strategico per il Paese, con il suo effetto moltiplicatore sull’economia ed il suo contributo al gettito erariale pari a circa 80 miliardi di Euro annui. D’altro canto, con la ripresa delle attività nella “Fase 2”, ancora più centrale sarà il ruolo dell’automobile nella mobilità, non solo quella all’interno dei grandi centri, ma anche quella dei pendolari, interurbana e autostradale”.

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“UNRAE – conclude il Presidente – chiede quindi al Governo l’adozione tempestiva di concreti provvedimenti a sostegno della filiera auto. Tra questi va incluso anche un piano strutturale che favorisca il ricambio del nostro vetusto parco circolante, pericoloso sia per l’ambiente sia per la sicurezza dei cittadini, e non da oggi. In questo momento la velocità è tutto: un mercato che versa in queste condizioni non può affrontare anche il rischio di una ulteriore paralisi, dovuta magari a indiscrezioni o dibattiti su tempi e modi delle eventuali misure”.

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Anche questo mese abbiamo deciso di non proporre, come invece facciamo di solito, il commento alla struttura del mercato perché incommentabile. Tra tutti i segni, negativi tra il -95% e il -100%, fanno eccezione le auto elettriche con un -58%, a 500 unità immatricolate e una quota di mercato di circa il 12%. Come risultato dell’enorme sforzo portato avanti dalle Case sul fronte della riduzione delle emissioni di CO2, ad Aprile queste diminuiscono di quasi il 15% a 101,5 g/km dai 118,9 di Aprile 2019 (nel cumulato calano del 6,7% a 112,1 g/km da 120,2 g/km del primo quadrimestre dell’anno scorso).

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Ecco il commento del Centro Studi Promotor sulla debacle di aprile 2020

In aprile sono state immatricolate in Italia 4.279 autovetture con un calo del 97,55% sullo stesso mese del 2019. Se si considera che le immatricolazioni di aprile valgono circa il 9% di quelle di un intero anno, proiettando il dato dell’aprile scorso su un intero anno si ottiene un volume di immatricolazioni analogo a quello del 1949 quando le immatricolazioni furono 48.883. Ovviamente il risultato dell’aprile scorso, come quello di marzo (-85,42%), è dovuto all’emergenza coronavirus.

Le concessionarie hanno riaperto oggi, ma il cammino da percorrere per ritornare alla normalità è lungo ed accidentato, come emerge chiaramente anche dal clima di fiducia degli operatori del settore auto determinato dal Centro Studi Promotor. Questo indicatore è crollato infatti da quota 33,3 di gennaio a quota 3,6 di aprile. La forte contrazione del Pil già registrata nel primo trimestre 2020 (-4,7%) e le prospettive negative per il resto dell’anno rendono il recupero del settore auto problematico anche se un piccolo supporto alla domanda può venire dal fatto che la gente ha capito che il mezzo di trasporto più sicuro per limitare il contagio è l’automobile privata.

Per tornare alla normalità – secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi promotor – ci vuole però una terapia d’urto come emerge anche a livello europeo. Di grande interesse è infatti l’apertura all’adozione di incentivi alla rottamazione, anche con l’acquisto di vetture nuove ad alimentazione tradizionale, da parte del vicepresidente della Commissione europea e commissario per il clima Frans Timmermans. E’ evidente, infatti, che una campagna incisiva di rottamazione oggi non può riguardare soltanto la sostituzione di vecchie auto con vetture ad emissione zero perché non esistono al momento le condizioni per una diffusione immediata su vasta scala di auto elettriche.

Una rottamazione in grado di dare slancio al settore dell’auto (e all’economia) deve quindi prevedere la sostituzione di vecchie auto, oltre che con modelli ad emissioni zero o molto basse, anche con vetture Euro 6 d ad alimentazione tradizionale. Rifiutare una soluzione di questo tipo per ragioni ideologiche è una grave colpa nei confronti della gente fortemente provata dall’emergenza oltre che delle ragioni dell’economia.

 

Tra l’altro l’Italia – sottolinea Quagliano –  ha al suo attivo una precedente esperienza di incentivi alla rottamazione molto efficace: quella del 1997 quando chi rottamava una vettura di oltre 10 anni e acquistava una nuova auto riceveva un bonus dallo Stato che veniva poi raddoppiato con un bonus di pari entità obbligatoriamente riconosciuto dal venditore. I risultati furono un incremento delle immatricolazioni del 38,8% già nel 1997 e un maggior gettito per l’Erario dovuto al fatto che l’Iva incassata sulle auto vendute in più con gli incentivi compensava ampiamente il costo dei bonus statali. A tutto questo si aggiunse inoltre una crescita del Pil di 0,4 punti percentuali certificata dalla Banca d’Italia.

Quagliano propone la formula del 1997

 

 

E non si deve sottovalutare che, adottando una formula analoga a quella del 1997, vi sarebbero non solo un impatto fortemente positivo per l’ambiente, ma anche risultati importanti per la sicurezza stradale, che è fortemente correlata all’anzianità media delle auto circolanti. Basti pensare che l’Italia, con un’anzianità media del parco circolante di 11 anni e 6 mesi, ha una mortalità per incidente stradale di 55 persone all’anno per milione di abitante, mentre nel Regno Unito, dove l’età media del parco circolante è di 8 anni, il dato corrispondente è di 27,5 morti all’anno per milione di abitanti.

Mercato auto usate in flessione a novembre

Ultima modifica: 4 Maggio 2020