Dopo il Coronavirus lo stato non deve lasciare soli i concessionari

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Vietato fermarsi. Sarà questo il motto dell’automotive, una volta finita l’emergenza Coronavirus. Il Paese si appresta a riavviare faticosamente la macchina economica dopo il lungo lockdown e il settore dell’auto mostra segni di sofferenza profonda.

Il -85% nelle immatricolazioni di marzo è il peggior dato dell’intera Europa e l’impatto del ciclone Covid-19 rischia di travolgere il 15-20% dei concessionari italiani, se non arriveranno misure di supporto.

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Molto può fare lo Stato, specie se la risposta in termini economici sarà nell’ordine dei tre miliardi di euro in due anni, come suggerito dall’Unrae. Ma saranno soprattutto le Case a giocarsi la partita del futuro.

Dopo aver rimesso in sesto la rete dei concessionari, ora devono evitare che le aziende chiudano. Rilanciando con vigore il prodotto auto. Determinante, in un primo momento, la fase di assistenza diretta ai dialers.

Tempi allungati per la copertura dei debiti maturati e slittamento degli adempimenti fiscali sono ottime misure per scongiurare crisi e licenziamenti in serie.

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Ma senza un vero piano di rilancio dell’auto, l’ombra della crisi si allungherà ancora per molti mesi sul settore. Serve uno stimolo alla domanda, servono nuovi modelli, ecoincentivi dilatati. E sconti promossi direttamente dalle Case.

Serve anche uno spirito diverso

Anche attraverso le nuove formule di vendita che diventano, di fatto, noleggi a lungo termine. L’auto deve tornare un prodotto desiderato, appetibile, necessario. Non riusciremo mai a ritrovare l’entusiasmo dell’Italia del boom. Ma lo spirito ottimista degli anni Sessanta, quello sì, dovremo cercare di riprodurlo.

Giuseppe Tassi

Motor Village

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Ultima modifica: 15 Aprile 2020